EDUCHIAMO PER GLI EDUCATORI DEL FUTURO

Uno dei problemi più spinosi che si affronta da genitori e da docenti è l’educazione del bambino. Tale compito rende molto complicato il lavoro dell’educatore, tanto che anche gli antichi latini già nel secondo secolo a.C. ne consideravano la portata e  si dividevano in due scuole di pensiero: coloro che optavano per la severità del genitore e coloro che invece ritenevano bisognasse approcciarsi con minor intransigenza e maggiore comprensione. A tal riguardo il commediografo Terenzio (Cartagine 190 ca. – ? 159 a.C.)  nelle commedie “Andria, Heautontimorúmenos, Eunuchus e Adélphoi ” mette costantemente a confronto il rigido modus operandi del pater familias, il cui scopo è fondare l’istruzione  sui principi del “mos maiorum”, e quello del padre che li tratta umanamente e cerca di educarli insistendo sull’amicizia e sul rispetto verso i propri simili. Ovviamente nello svolgimento dell’opera si nota che i modelli presi in considerazione tra le due scuole di pensiero sono gli estremi, pertanto l’eccessiva rigidità e la troppa permissività spingono  i personaggi in via di formazione ad agire alle spalle del proprio padre. L’insegnamento di Terenzio, quindi, sta nella ricerca di una moderazione: cercare una via di mezzo che permetta ad un adolescente di comprendere che alla base delle apprensioni dei genitori vi sono dei pericoli reali e che il desiderio di tutti i padri è evitare loro tutti i dispiaceri e i dolori che potrebbero incontrare. Per questo i giovani devono custodire con saggezza gli insegnamenti ricevuti:soprattutto il senso del limite dei proprie atti  e la percezione del bene e del male,parte integrante della costruzione della propria identità e indice di una maturità raggiunta.

Su un filone simile si pone l’educazione della famosa pedagogista Maria Montessori che,opponendosi alla modalità d’istruzione a lei contemporanea (inizi del XX secolo) , predilige la libera ispirazione del fanciullo attraverso una guida che lo accompagni nella sua formazione e non un secondino che imponga cosa si deve o non si deve fare. Le regole che lei consiglia di seguire sono dieci,come i comandamenti, e sono basate sull’osservazione pratica.

1)Educare il bambino all’indipendenza

Tale step risulta essere il più ostico da svolgere dal momento che è facile sostituirsi al ragazzo svolgendo compiti che dovrebbe fare da solo, mentre è molto impegnativo insegnare il fanciullo a fare  l’attività autonomamente senza interferenze esterne. A mio parere, un simile passo è fondamentale nel percorso formativo dal momento che rende autonomo il ragazzo, lo aiuta a risolvere i problemi della vita quotidiana con  i propri mezzi, lo educa alla ricerca di nuove soluzioni per facilitarsi il compito e lo gratifica attraverso la consapevolezza del traguardo raggiunto, che assume un valore ancora maggiore e aumenta l’ autostima e la cognizione delle  capacità acquisite.

2)Mai impedire a un bambino di fare qualcosa perchè è troppo piccolo.

Non bisogna giudicare le capacità di un bambino in base all’età  e non lasciargli fare qualcosa perché è troppo piccolo. Infatti ritengo che il tutore, o colui che si occupa del fanciullo, deve lasciar provare il ragazzo o il bambino a svolgere una  determinata attività avvisandolo delle difficoltà o degli impedimenti che potrebbe non superare a causa della sua giovane formazione e quindi della mancanza di conoscenze necessarie per la riuscita dell’esperimento.                                                              Va da sé che compiti che potrebbero essere pericolosi per una certa fascia d’età sono sconsigliati e al bambino-ragazzo vanno mostrate le motivazioni: se ad esempio il ragazzo di 14 anni vuole guidare uno scooter di grossa cilindrata va mostrato che lui non ha l’età legale per farlo ma che nel frattempo può iniziare a  condurre un semplice motorino da 50cc cosicché non si senta escluso dall’esercitarsi nella svolgimento dell’azione prefissata.

3) abituare un bambino a fare qualcosa con precisione è un ottimo esercizio per sviluppare l’armonia del corpo

Un simile precetto risulta essere più adatto a bambini tra i 5 e i 6 anni che per un adolescente, dal momento che la Montessori  consiglia di approcciare il fanciullo allo svolgimento di attività come apparecchiare la tavola e lavarsi per bene le mani. Ovviamente ciò  ha anche una sua applicazione nel campo adolescenziale perché risulta essere un ottimo esercizio per la successiva uscita dal nucleo familiare ed entrata in un mondo di autogestione  minuziosa delle proprie risorse .

4) l’educatore deve essere un angelo custode che osserva e non interviene quasi mai

L’insegnamento dei genitori spesso va contro questa regola di vita. Ogni volta che il ragazzo fa qualcosa di sbagliato immediatamente l’adulto lo coregge senza dargli la possibilità di auto correggersi e poter assumere  la reale consapevolezza del proprio operato . Gli educatori si nascondono troppe volte dietro la frase :“ho già fatto quell’esperienza e non voglio che lui la ripeta”. Tale escamotage è in realtà, a mio avviso, una comoda fuga  nella manipolazione del ragazzo e una facile ritirata dal compito di osservatore che si deve svolgere. Infatti risulta molto più facile lasciarsi trasportare dalle proprie ansie (che il ragazzo possa soffrire in futuro per un fallimento) e più difficile fidarsi dalle capacità di discernimento dei pericoli che il giovane ha.                                        Quando un genitore interviene troppo spesso nelle attività dell’adolescente impedendogli di fare qualcosa che lui si è già prefissato abbassa la sua autostima e lo rende insicuro delle sue scelte, trasmettendogli le proprie paure e un’ ansia eccessiva delle conseguenze. Vedendo in prospettiva , tale comportamento crea un adulto facilmente influenzabile,insicuro delle proprie azioni e demotivato nel compimento della propria persona.                                                               Certamente il discorso risulta non valere per quelle azioni che possono essere pericolose per la propria incolumità o di chi circonda il ragazzo; infatti in quel caso l’educatore dovrà intervenire attraverso un ammonimento verbale che però spieghi le motivazioni del divieto e soprattutto nel far sentire il ragazzo alla pari di chi parla attraverso il rilascio della libera scelta , la quale , ovviamente, comporta l’assunzione delle proprie responsabilità (dove però le azioni, da parte del genitore/educatore , che ne seguono da un’ eventuale effrazione alla regola appena posta in essere   non sono a fine punitivo ma rieducativo).

 5) mai forzare un bambino a fare qualcosa

Costringere un ragazzo a fare qualcosa risulta spesso e volentieri controproducente perché l’attività  verrà svolta superficialmente e senza passione e il ragazzo non avrà acquisito nulla dall’esperienza . Ognuno di noi ha aneddoti sull’essere stati costretti a fare qualcosa :il più classico è l’insegnamento del nuoto da parte dei propri genitori ( quando nostro padre con un canotto ci porta dove l’acqua è troppo alta e ci spinge giù dicendo:”su nuota,fa come i cani”) o essere costretti a fare un’attività odiata come il suonare uno strumento o praticare uno sport  che si detesta. Purtroppo ,anche se abbiamo provato sulla nostra pelle le conseguenze di una costrizione, ci comportiamo allo stesso modo dei nostri predecessori e costringiamo i figli a qualcosa che detesteranno e che ,appena potranno, non faranno mai più. Quindi bisogna lasciar scegliere il fanciullo l’attività che vuole fare e aiutarlo in modo costruttivo e comprensivo cosicché l’esperienza diventi formativa e abbia un valore agli occhi di chi la svolge.

6)educare al contatto con la natura

Nella fascia d’età infantile tale modus operandi aiuta la formazione muscolare dell’individuo attraverso il sano esercizio fisico, stimola la sua curiosità e lo rende partecipe del mondo che lo circonda. In età adolescenziale lo stimola al contato con il mondo esterno,creando una visione più ampia della realtà che lo avvolge. Inoltre non lo blocca in uno stato fisico che lo vede  stazionare per ore davanti ad uno schermo ma di potersi muovere e poter studiare eventi fisici che altrimenti conoscerebbe solo per via teorica. Tale strada per di più previene, a mio parere,l’eccesivo attaccamento alle tecnologie visto che risulta più divertente provare in prima persona il brivido dell’esperienza piuttosto che vederla come uno spettatore inerme davanti ad un  monitor.

7) prendersi cura di un animale

Sembra strano ma prendersi cura di un animale come un uccellino o un pesciolino implica che il giovane abbia una certa responsabilità a cui non può venire assolutamente  meno. Infatti gli insegna a prendersi cura di qualcosa che ha bisogno costante delle sue cure e di essere amato quotidianamente. Un allenamento indispensabile per i genitori del domani.

8)sviluppare le abilità e mai parlare male del bambino

L’educatore deve quindi saper valorizzare il ragazzo nelle proprie capacità e non sminuirlo ai suoi occhi se non riesce in qualcosa al contrario di altri. Infatti dovrà far capire che in mondo fatto di simili, perché non esistono differenze in base alla posizione economica,sociale o etnica, ognuno è speciale e ha un’abilità nascosta. Qui l’educatore dovrà mostrare la sua pazienza :aspettare che il giovane scopra in cosa eccelle e lasciarlo libero di esprimersi senza manipolarlo o sminuire le sue doti,qualunque esse siano.

9) creare un ambiente adatto alle sue esigenze

Certamente anche l’ambiente che lo circonda risulta essere un passo fondamentale  per aiutare il ragazzo nell’autocorrezione degli errori. Un lavoro che deve essere svolto da ogni docente e genitore è proprio nell’essere un modello educativo idoneo e sappia veicolare i giusti valori da perseguire e in futuro trasmettere alla generazione successiva. Un concetto fondamentale dal momento che l’ambiente che vive un individuo non solo lo  rappresenta ma lo spinge ad effettuare determinate azioni positive o negative che siano.

10)i ragazzi sono viaggiatori della vita e noi i loro ciceroni

Come ogni viaggiatore i nostri “discepoli” hanno bisogno di una guida che mostri loro la strada, che li aiuti a scegliere ma che non interferisca eccessivamente. Perché la vita bisogna considerarla come un museo dove vi sono opere fondamentali e opere minori ,alcune bisogna osservale bene per poterne assorbire il messaggio altre vanno considerate con minor importanza ma che comunque si comprendono (ossia azioni che sono sbagliate e che hanno conseguenze non piacevoli) e noi siamo le guide che conoscono ogni opera che la vita contiene e sappiamo consigliare quali vedere per godersi della vita.


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