il Ponte delle Parole

di Pino De Renzi

Quando, come e dove un uomo, anzi un ragazzo sempre sorridente come lo è Alfonso Artone, DIVIENE scrittore?
Quando pubblica il suo primo racconto? O il suo primo libro? Quando è pubblicato da un GRANDE editore?? Quando ha finalmente successo? O quando viene ‘riconosciuto’ come tale dalla ‘società’ ?
Quando, precisamente, Alfonso ha potuto fregiarsi del titolo degli dèi? Degli dèi, certo, perché l’uso della parola non è per tutti.
C’è chi per esempio le parole le spreca.
C’è per esempio chi, non sapendo che sentimenti esprimere oltre alla facile detrazione e alla discussione razzolante delle galline che beccano l’aia, usa le parole non per esprimere meraviglia davanti ad un libro che nasce ma solamente – sola mente – distacco e sufficienza.
Se la sono davvero mai posta costoro, vostro Onore, la domanda fondamentale di questo processo alle intenzioni?
Quando, un uomo si ‘sente’ Scrittore?
Io lo conosco, quel momento. Lo conosco benissimo.
Ci si sente scrittori quando in un momento preciso della vita si comprende che ciò che scriveremo noi non lo scriverà mai nessuno. O lo scriviamo noi, quel racconto, quel libro, quel verso, o non lo farà mai più nessuno.
Uno scrittore è un ponte sull’eternità, direbbe Richard Bach: è un ‘qualcuno’ che si prende l’onere di costruire e raccontare le storie di altri e per gli altri.
Il primo romanzo che ho letto di Alfonso era un ponte sulla morale, sull’amore e sulla coscienza. Il suo secondo libro di fantascienza è un ponte sul tempo e so, ma non rivelo ancora nulla, che Alfonso sta scrivendo e costruendo un altro ponte tra padri e figli, tra nonni e nipoti, tra genti diverse eppure simili.
Per poter costruire un ponte, però, bisogna avere ben chiaro le sponde che si vuole unire. Bisogna avere un’idea, un progetto, un sogno.
Ecco: è questo il momento in cui uno comincia a sentirsi scrittore. Quando capisce che le sue parole non sono più solo proprie ma di tutti.
Poco importa se le scrivi nel sottosuolo come Dostojevski o se le pubblichi in e-book a 50 centesimi. Poco importa se le pubblicizzi da te o se le affidi alla corrente di un fiume.
A me interessa che le parole non siano sprecate e che si sia avuto il (bi)sogno di scriverle. Non importa quanto sia venduto un libro. Non importa quanto sia ‘riuscito’. Importa che tu abbia avuto il coraggio di pensarle e di donarle agli altri. Anzi, di restituirle, visto che le parole, come la vita, non sono del tutto nostre.
Io credo che Alfonso quelle parole le abbia sentite dettate dentro di sé. Ed è da quel preciso momento che Alfonso può dirsi scrittore.

i Libri di Alfonso Artone


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Intervista all’autore Pino de Renzi

Intervista all’Autore Scaurese (emigrato a Torino) Pino De Renzi sul suo libro “il Voto”. Intervista a cura di Monica Pasero.

Allora carissimo Pino ( così lo chiamano gli amici ) leggo dalla tua biografia  che la tua passione per la scrittura ha albori lontani,  rammenti il tuo primo scritto? Vuoi raccontarcelo?

Ti devo molto più di un caffè, cara Monica, e tu sai bene il perché! Sei stata tu ad incoraggiarmi a pubblicare su carta alcuni miei libri…

Comunque, il mio primo tentativo di racconto l’ho scritto a quattordici anni, e si intitolava “Sette atti, una commedia”. Era la storia di amicizia di sette ragazzi che vivevano insieme solo in estate, ma che poi tornavano ognuno a vivere vite separate in città diverse. Io sono nato in un paese turistico, e soffrivo molto della lassità dei legami “stagionali”. Oggi, con internet, devo dire che mi sento molto più in contatto continuo con chiunque, e ne sono molto felice.

Il primo racconto però in assoluto che mi è stato pubblicato, e a cui ovviamente sono molto legato, è Circolo Vizioso. E’ la storia d’amore di un uomo adulto che si incontra con una ragazza molto più giovane di lui in una sorta di circolo della vita che nasce e muore continuamente, tema peraltro molto ricorrente nelle mie storie.

Ma sai come la penso, su carta un libro ha tutto un altro sentire, tornando a noi:

Originario di Latina, ti catapulti per lavoro a Torino, un bel cambiamento di vita, cosa ti manca di più della tua terra natale e cosa ami della bella Torino ?

Della “mia” Scauri, il mio paese d’origine, mi mancano infinitamente la luce e il mare. Mi manca il suo orizzonte di libertà, il suo mutare colore repentinamente, al solo passaggio di una nuvola. E mi manca il vento, il forte vento di ponente, che quando aprivo le braccia sembrava volesse prendermi e portarmi chissà dove.

Di Torino, città dove mi sono sentito a casa dal primo momento in cui vi ho messo piede, amo la concretezza, il silenzio di certi luoghi, la sua metafisicità. Ma soprattutto devo dire che Torino mi ha dato la possibilità piena di “esprimermi” senza pregiudizi, facendomi incontrare tante persone che hanno saputo accogliere la mia spiritualità. Se Scauri mi ha dato i natali e mi ha cullato fino a che non sono diventato grande, Torino ha definitivamente consolidato la mia coscienza.

 Leggo nella tua biografia che hai scritto anche per il teatro, e qui sorrido perché penso che  spesso l’ispirazione a noi  scrittori arrivi  davvero in luoghi impensati, vuoi raccontarci  come nacquero alcuni dei  tuoi racconti che divennero  in  seguito testi teatrali? Mi riferisco a Nero su Bianco…  

Ah, questa è bella! Sì, è accaduta una cosa strana. Nel 2006 partecipai alle Olimpiadi di Scacchi a Torino e per raccontare le partite che giocavo ad un mio carissimo amico scrissi dei piccoli resoconti, che però io chiamai reso-racconti. Ne scrissi decine, quasi tutti pubblicati poi nel sito della gloriosa Società Scacchistica Torinese. Due di questi resoconti, però, con l’intervento del mio amico Graziano Di Benedetto, divennero un testo teatrale, Nero su Bianco, un e-book multimediale con video e musiche edito dall’editore Mnamon di Milano, che ora è anche in versione audiolibro. Nero su Bianco lo abbiamo già messo in scena diverse volte, anche per serate di beneficenza, e continua ad attrarre interesse. Sono molto fiero di quest’opera. La trovo originale e ben riuscita. 

 Pino, alcuni tuoi racconti sono diventati audio libri,vuoi dirci per chi non lo sapesse che cos’è un audio libro ?

Un audiolibro è un libro raccontato attraverso la voce di un lettore, che per quanto riguarda me è stata prestata da Graziano Di Benedetto, attore e scrittore a sua volta. Gli audiolibri si ascoltano, e se letti bene quasi si “vedono” davanti ai propri occhi. E’ un’esperienza davvero fantastica. In Mr Gwyn, di Alessandro Baricco, il protagonista decide ad un certo punto di “scrivere” ritratti. Beh, ecco, gli audiolibri forse si avvicinano a quel genere di cose. Un audiolibro è un libro che stimola più sensi.

Se dovessi elencare tutti i racconti che hai scritto riempirei l’intera pagina, per cui  ti chiedo: quale tra tutti è quello a cui sei più legato? Ce ne vuoi parlare ?

Per molti anni ho solo scritto racconti, più o meno brevi. Ne ho pubblicati molti, e moltissimi sono ancora quelli rimasti nel cassetto, almeno per ora. Direi che sono molto legato ovviamente a Circolo vizioso, che è stato il primo a darmi la patente di possibile scrittore. Circolo vizioso è introvabile, ma prima o poi lo ripubblicherò. Lì dentro, in quelle poche pagine, c’è l’essenza della mia visione delle cose. Ma ci sono anche altri racconti che hanno segnato in modo indelebile dei passaggi per me fondamentali. Uno di questi è Il dono, anch’esso introvabile. Quel racconto, che si rifà ad un evento realmente accaduto sul treno che mi portava da Scauri a Torino, ha segnato la mia vita, e continua a segnarla ancora adesso. Poi c’è stato Amori virtuali, uscito con lo pseudonimo di Sebastiano Fossanova su un inserto de La Stampa. Abbandonai poi presto il mio pseudonimo, ma quel racconto è per me indimenticabile. Infine, posso dire che c’è un ultimo racconto di cui sono gelosissimo, che fa parte della raccolta All’Ombra della Grazia, ma non rivelo qual è. Anche quello, per me, è stato come un Mar Rosso che si è aperto e poi richiuso alle mie spalle, lasciandomi con una coscienza del tutto nuova in un’altra terra. 

Ho avuto il grande privilegio di leggere in anteprima “Il Voto”,  una tua  opera, e con orgoglio rivendico il fatto di aver potuto scrivere una parte della quarta di copertina. Un libro che come ben sai a me sta molto a cuore, hai voglia di  raccontarci come nasce e di cosa tratta ?Image

Il Voto è stato uno spartiacque. C’è un uomo che si chiama Pino De Renzi prima de Il voto, e un altro uomo chiamato Pino De Renzi dopo Il Voto. Il libro in effetti è stato scritto in due momenti assolutamente diversi della mia vita. Il Voto è stato il libro grazie al quale mi sono sentito per la prima volta un vero scrittore. E’ accaduto quando una mia collega e amica, dopo averlo divorato tutto in una notte, il giorno dopo mi disse che quella storia  l’aveva fatta piangere, aiutandola però a liberarsi in qualche modo da molte angosce del passato. Ecco: l’aver avvertito per la prima volta che il mio racconto era arrivato al cuore di un altro essere umano, mi ha fatto capire che quello che stavo scrivendo non era inutile. Il voto è la storia di un bambino non voluto dal padre a causa di una sua possibile malformazione, e che infatti muore alla nascita. Il padre per vent’anni rimuoverà i suoi sensi di colpa, finché un evento casuale li farà riesplodere con violenza. Ma sarà proprio suo figlio, svegliatosi nell’aldilà di soprassalto a causa del dolore del padre, a guidarlo verso la verità. Il Voto, se vogliamo, è un dialogo impossibile e dilaniante, che però riesce a salvare il senso della vita di un uomo.http://ilibridiriccardino.wordpress.com/2013/03/27/recensione-del-romanzo-il-voto-di-giuseppe-de-renzi/

Oltre a gialli e romanzi, scopro pure la tua vena poetica con la raccolta “La bellezza macchiata del rosso”, editore Mnamon. Come nasce questa raccolta e soprattutto quali sono le tematiche inserite nei suoi versi?

La bellezza macchiata del rosso è una silloge che raccoglie poesie scritte lungo l’arco di quasi vent’anni. E’ accompagnata però da splendide immagini della mia amica e fotografa Roberta Franz. Le tematiche sono le mie di “sempre”: la spiritualità, l’eros, la coscienza, il tempo. La bellezza della vita è nell’osmosi tra queste cose.

  Cosa diresti ad un giovane emergente che vuole intraprendere questa strada, quale consigli dare soprattutto per  quanto riguarda la ricerca di una casa editrice?

 L’unico consiglio che posso dare per come io ho percorso questa strada, come giustamente la definisci tu, è di scegliere sentieri non battuti da altri. La scrittura è una strada preparata apposta per noi, che però percorriamo per primi soltanto noi. Mai scegliere scorciatoie. Se vuoi attraversare una foresta devi passarci dentro, se vuoi scalare una montagna dei arrampicarti con i chiodi sulle pareti, se vuoi navigare un oceano devi guadare il mare infinito che è dentro e fuori di te. Non ci sono altri “modi”. Ricordatevi solo una cosa: ciò che scrivete o lo scrivete voi, o non lo farà mai nessun altro. Per la ricerca di una casa editrice c’è sempre tempo. L’importante è avere qualcosa di nuovo da dire, e dirlo in un modo nuovo. Ho trovato libri stampati in proprio venduti per strada che erano semplicemente sbalorditivi, e grandi romanzi pluridecorati di grandi case editrici che non mi hanno dato neppure un nichelino. Li ho letteralmente dimenticati dopo due secondi. Purtroppo l’editoria classica non trasmette i reali valori in campo, ma c’è da dire che spesso anche chi scrive non legge nulla degli altri. E’ un errore gravissimo. Bisogna leggere di tutto, sempre, e rimanere curiosi. Il lettore e lo scrittore sono in osmosi. E’ come una partita a scacchi. Se uno dei due non si siede alla scacchiera la partita non ha modo di esistere. L’editore è la scacchiera, l’autore è il Bianco, e il lettore è il Nero. C’è bisogno di tutte e tre le cose.

  Pino tu sei un professionista a 360 gradi: tra concorsi, pubblicazioni e corsi hai tanto da dare e da insegnare, così assieme agli autori Graziano Di Benedetto e Marco Dibenedetto nel 2012  fondi una  scuola di scrittura creativa, “Scrivere secondo noi”. Vuoi spiegarci innanzitutto che cos’è una scuola di scrittura  creativa e come fare per  frequentarla?

Il punto focale sta in quel: “secondo noi”. Scrivere non si insegna. Si possono condividere delle esperienze. Si può raccontare come uno scrittore ha trovato una strada piuttosto che un’altra, ma nello scrivere “ognuno sta sul cuore della terra, illuminato (e magari trafitto!) da un raggio di sole…”. La scuola di scrittura creativa serve soprattutto a non smarrire il coraggio di starci in piedi, su quel cuore. La nostra scuola di scrittura vuole fare questo: incoraggiare a percorrere una strada che altrimenti rimarrebbe inesplorata. Comunque, per chi volesse, può contattarci sui nostri profili FaceBook, o mandare una mail a me:pinoderenzi@hotmail.it

 Leggo del  tuo nuovo nato  “il premio Dragut”. Sono curiosissima di sapere: di che si tratta?

Il Premio Dragut è stata una sorpresa anche per me. Dragut era un pirata, anzi un corsaro, che saccheggiò e devastò le nostre coste, e dunque anche quelle in cui sono nato. In questo paese chiamato Italia, e nella mia Scauri in particolare, molti, troppi sono stati i saccheggi di ogni tipo: ambientale, culturale, economico, sociale. Il premio Dragut è nato con lo scopo opposto, quello di restituire gratuitamente tutto quello che le persone sanno e possono dare oltre se stesse. Il motto del Premio Dragut infatti è:Non più per depredare, ma per restituire.L’anno scorso, alla prima edizione con tre sezioni di Poesia, Racconti e Fotografie, abbiamo chiamato a raccolta quasi mezzo paese. Quest’anno il Comitato organizzatore sta cercando di allargare il progetto, e vorremmo coinvolgere più associazioni e enti pubblici. C’è molto fermento attorno a questa seconda edizione, e abbiamo molti occhi puntati addosso. La responsabilità è alta, ma sono sicuro che se non si smarrisce lo scopo del Premio riusciremo a portare la nave in porto. Sono molto curioso di vedere come andrà. Ricordo qui soltanto che l’Antologia completa delle opere presentate e premiate l’anno scorso si può scaricare gratuitamente in formato e_book dal sito www.mnamon.it oppure la si può richiedere in formato cartaceo con una piccola spesa. Il contatto, per qualunque informazione è:premiodragut@libero.it

 Come già intuivo,  oltre che scrittore, tu sei un uomo di grandi valori. Nel 2013 fondi  un’associazione, SCRIVIMI: Scrittori Visionari Missionari. Di che si occupa e come bisogna fare per sostenerla? Dicci tutto!

Più che di grandi valori, che è una definizione che mi imbarazza un po’ e che credo non sia molto calzante, direi che sono un uomo che ama le grandi emozioni.

Innanzitutto però devo fare una precisazione fondamentale. SCRIVIMI è un’associazione assolutamente laica, e la parola Missionari non attiene al campo prettamente religioso. Il termine Missionario qui è inteso come Mission, all’inglese, cioè rivolto ad uno scopo, indirizzato ad un “senso”. L’associazione SCRIVIMI, infatti, è ambiziosa. Vuole essere una specie di “missione” aperta a tutti. Tutti vengono accolti, e tutti sono liberi di ripartire. E’ un luogo di scambio e di aiuto reciproco soprattutto per autori emergenti, ma è aperto ovviamente anche ai “grandi” della letteratura. Lo scopo è di aiutare, attraverso la propria scrittura e magari con una parte dei proventi di essa (chi ne ha), coloro che alla cultura e alla scrittura non riescono ad arrivare o ad accedere. La nostra intenzione è creare dei progetti formativi a partire da scrittori e musicisti (la musica è un’altra forma di scrittura!) che vogliano trasmettere qualcosa di più delle proprie parole e note. Per associarsi basta un euro all’anno. Per informazioni potete mandare una mail a me, ma a breve dovremmo riuscire ad essere presenti anche su internet con un nostro sito. 

Concludo chiedendoti Che cos’è l’arte per Pino De Renzi?

L’arte? E’ una osmosi continua. E’ la fucina dell’Universo degli Uomini, un continuo ed inesauribile Big Bang! L’artista è un tedoforo: è colui che prende una fiaccola da qualcuno prima di lui e la trasporta fino a cederla ad un altro dopo di lui. 

 Grazie, Pino per questa bellissima e interessante intervista

Grazie di “cuore” a voi!


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Un medico, il generale e il navigatore. Al Polo Nord e a Scauri con Nobile e da Scauri in giro per il mondo con Giovanni Caboto… Tutto in un e-book di Giuseppe De Renzi: “L’ultimo naufragio del Generale”

Il  medico microbiologo dottor Giuseppe De Renzi, con la fantasia e la sua capacità narrativa, sa dilatare gli spazi del laboratorio analisi dell’Ospedale di Chieri fino  a raggiungere qualsiasi angolo del mondo e qualsiasi epoca del passato.

Nel libro che presentiamo c’è prima di tutto  il ritorno alle origini dell’autore, nel Basso Lazio; qui si muove, in un intreccio narrativo ardito ma stimolante, il fantasma di un grande personaggio storico, il Generale Nobile e della sua tragedia del dirigibile Italia, e quello di Giovanni Caboto, padre di Sebastiano.

Il libro è edito sia come e-book che come testo stampato: una possibilità molto praticata dai nuovi autori.

La netta separazione tra attività medica letteraria, persino nei temi e nei soggetti, rende originale questo autore nel panorama librario dove i medici-scrittori sono sempre più numerosi

 

Fonte: Videomedica.org


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